Emilio Vedova ai Magazzini del Sale

Fondazione Vedova Venezia
Conoscevo l'arte di Emilio Vedova superficialmente. Complice una mostra in abbinamento con un artista che amo, Alexander Calder, qualche mese fa ho visitato per la prima volta la sede di Fondazione Emilio e Annabianca Vedova a Venezia. E' sempre affascinante vedere dal vivo il raffinato, animalesco equilibrio di segno, materia e colore tipici di Calder, e interessante è stata la scoperta dei progetti di Calder e Vedova per Expo 67 a Montreal. Tutto molto bello, davvero. Ma l'emozione pura, come spesso accade, scaturisce dall'inaspettato. Ai Magazzini del Sale mi aspettavo di vedere le opere di Emilio Vedova, in particolare quelle appartenenti al ciclo De America del 1976, il mio anno, con quei bianchi e neri intensi e istintivi. Così è stato. Quello che non mi aspettavo era l'allestimento espositivo, quella sublime macchina infernale ideata da Renzo Piano di cui avevo tanto sentito parlare e che non immaginavo fosse stata riattivata per questa mostra. Una danza meccanica, delicata e potente, lentissima e coinvolgente. Il silenzio rotto da scricchiolii meccanici e parole pronunciate sottovoce per non disturbare un ingranaggio di pura poesia. Difficile raccontare a parole quei momenti di emozione viva e pura, difficile rendere giustizia alla magia di momenti come questi con una foto o con un video. Rimarrà in me indelebile il ricordo di questo piccolo, grandioso spettacolo, frutto dell'ingegno e della creatività dell'uomo.

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